"L'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo può ricevere in dono."
Charles Robert Darwin

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domenica 30 marzo 2008

Jingles quando il cane aiuta l'uomo

"La sensibilità non è prerogativa dell'uomo
spesso anche gli animali sanno proporcela in un dialogo muto e profondo.
Basta saperli ascoltare con l'umiltà nella quale loro ci si offrono.
Molte volte sono gli animali a colmare la solitudine dell'uomo
quando gli altri esseri umani non sono riusciti a scaldargli il cuore."
Vincenzo Muccioli



PET THERAPY

L'importanza della presenza di un animale nella vita delle persone. Nel corso dei secoli l’animale ha rivestito diversi ruoli nella vita umana: in alcune culture antiche era sacro, divinità da venerare e rispettare; per un lunghissimo lasso di tempo considerato come bene di produzione, reddito o lavoro, infine negli ultimi decenni si è venuta, finalmente, sviluppando la visione dell’animale come essere vivente senziente, alterità da riconoscere e rispettare.
Le persone che al giorno d’oggi condividono la loro vita con un animale sono sempre più numerose, spesso per il piacere della compagnia, dell'affetto incondizionato e della possibilità che la sua presenza faciliti i contatti interpersonali. In quest’ottica dell’animale come "lubrificante sociale" (Mugford e McComiski, 1975) nasce quella disciplina che si avvale della relazione tra uomo e animale: la pet-therapy.
E' importante sottolineare che Le Attività e terapie Assistite dagli Animali pongono in evidenza il ruolo della relazione che si instaura tra uomo e animale, relazione che diviene fonte di benessere reciproco, stimola il senso di responsabilità dell'individuo e ne permette l'accrescimento cognitivo.
Questa tecnica viene impiegata in diversi ambiti di intervento: possono beneficiarne le persone che presentano disabilità fisiche, deficit a livello sociale, relazionale o cognitivo, bambini ospedalizzati, bambini con disturbi dello sviluppo, anziani soli, istituzionalizzati, affetti da demenza senile o morbo di alzheimer.
In seguito a numerose ricerche, è stato rilevato inoltre che l'interazione con un animale aiuta a ridurre la pressione arteriosa, riduce i tassi di colesterolo e trigliceridi, e stimola la produzione di endorfine elaborate dal cervello sotto l’influsso delle emozioni, che potenziano le difese immunitarie accrescendo la resistenza alle infezioni. Ma non solo, infatti è fondamentale anche per colmare il vuoto che spesso si crea attorno ai tossicodipendenti, ai malati di Aids o ai malati terminali, fornendo un sostegno affettivo e psicologico insperato, disinteressato e fedele.

PET THERAPY: CHIARIFICAZIONI TERMINOLOGICHE

Per poter trattare questo argomento bisogna innanzitutto chiarire una elemento importante: il termine pet therapy è impreciso e fuorviante in quanto la traduzione letterale è terapia per gli animali, termine usato per riferirsi ai programmi di addestramento per il comportamento animale. Considerando l’animale come forza motivante di questo tipo di terapia è appropriato parlare di attività, terapie, educazione assistite dagli animali (AAA, TAA, EAA).

ATTIVITA’ ASSISTITE DAGLI ANIMALI (AAA)

"Le AAA sono costituite da interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita. Gli interventi di AAA possono essere erogati in vari tipi di ambiente da professionisti opportunamente formati, paraprofessionisti e/o volontari insieme con animali che rispondono a determinati requisiti". (1)
Si tratta di incontri casuali con animali portati in visita in vari ambienti e non sono legati a vere e proprie terapie subordinate alle condizioni mediche del paziente. Le visite si svolgono con spontaneità.

TERAPIE ASSISTITE DAGLI ANIMALI (TAA)

"La TAA è un intervento che ha obiettivi specifici predefiniti, in cui l’animale che risponde a determinati requisiti è parte integrante del trattamento. La TAA è diretta da un professionista con esperienza specifica nel campo, nell’ambito della propria professione. La TAA ha l’obiettivo di favorire il miglioramento delle funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive e viene effettuata in gruppi o individualmente in diversi ambienti. Questo processo viene documentato e valutato." (2)
Gli obiettivi dei programmi di TAA possono essere di varia natura:
obiettivi fisici, come il miglioramento delle abilità motorie;
obiettivi psicologici, come la riduzione dell’ansia o l’incremento dell’autostima;
obiettivi educativi, come il miglioramento della conoscenza di alcuni concetti;
obiettivi motivazionali, come l’aumento delle interazioni con gli altri;
obiettivi cognitivi, come il miglioramento di alcune capacità mentali;
obiettivi comportamentali, come il controllo dell’iperattività.

EDUCAZIONE ASSISTITA DAGLI ANIMALI (EAA)

Si tratta di momenti formativi, solitamente rivolta a bambini o preadolescenti in cui si svolgono inizialmente attività di tipo referenziale, senza la presenza dell’animale, e successivamente, alla fine del percorso educativo, vengono introdotti gli animali, come momento di verifica dell’apprendimento nella pratica dell’interazione.

(1) Delta Society, 1992, Handbook for Animal Assisted Activities and Animal Assisted Therapy. Renton, WA
(2) Delta Society, 1992, Handbook for Animal Assisted Activities and Animal Assisted Therapy. Renton, WA


ALCUNI POSSIBILI AMBITI DI INTERVENTO

PET NEL MONDO DEI BAMBINI

Per i bambini il miglior mezzo di comunicazione è il gioco, attraverso il quale acquistano progressivamente la propria autonomia. Condividere il gioco e la quotidianità con un animale da compagnia determina dei vantaggi: innanzitutto attraverso il gioco bambino e animale stabiliscono una relazione spontanea, naturale e non predefinita; in secondo luogo, il bambino si identifica parzialmente con l’animale tramite il quale riesce meglio ad esprimere i propri sentimenti; infine, nell’interazione tra i due soggetti il bambino riesce a stabilire e sviluppare il proprio autocontrollo. Dal punto di vista dello sviluppo del comportamento sociale e dei meccanismi di relazione, l’animale funge da catalizzatore sociale, stimola alla comunicazione attraverso il gioco, stimola l’elaborazione del linguaggio verbale, la capacità di interpretare i segnali non verbali e lo sviluppo del linguaggio corporeo. Dal punto di vista dello sviluppo emozionale, caratteriale e affettivo, l’animale costituisce un elemento di scambio affettivo e di gratificazione tramite il rinforzo positivo, stimola lo sviluppo della fiducia, dell’autostima e dell’immagine di sé, inoltre contribuisce allo sviluppo del senso di responsabilità. Non ultimo costituisce una valvola di sfogo emozionale. Dal punto di vista dello sviluppo cognitivo, l’animale stimola attenzione e curiosità e di conseguenza la volontà di apprendere le caratteristiche degli animali e della natura in generale, delle diversità e dunque del rispetto. Dal punto di vista ludico e ricreativo, l’animale è fonte di svago, divertimento, distrazione e relax.

PET NEL MONDO DEGLI ANZIANI

L’anziano, che vive solo o che risiede nella casa di riposo spesso non volontariamente, può avere problemi di isolamento e depressione, determinati anche da caratteristiche tipiche dell’età avanzata, come ad esempio difficoltà motorie, di vista, di udito, di memoria.
In quest’ottica la presenza dell’animale può contribuire a migliorare lo stato di salute sia sollecitando l’attività fisica che aumentando la capacità di interagire con gli altri degenti e con il personale, stimolando i contatti sociali e diminuendo i sentimenti di solitudine.
È importante notare inoltre che tramite l’animale l’anziano attua dei meccanismi di sostituzione e compensazione per ritrovare un equilibrio perso a seguito di una separazione o di un lutto (C.R.E.I., 1993) e ripristinare in modo simbolico i sentimenti di protezione e cura (Ballarini, 1995) tramite i quali si sente utile per qualcuno e dà un significato alla propria quotidianità (Marchesini, 2000).
Alcune ricerche eseguite anche in comparazione con oggetti inanimati, come la televisione, la radio o il computer,
dimostrano che tutti questi mezzi agiscono a senso unico e sono poco efficaci (Ballarini, 1995), al contrario la presenza di animali familiari migliora lo stato psichico degli anziani, con innalzamento del morale e dell’autostima. Numerose ricerche a validare gli effetti positivi dell’animale sui disturbi della senilità sono state svolte con anziani affetti da morbo di Alzheimer (Zaki, 1989), morbo di Parkinson, demenza senile, disturbi cardiovascolari (Salmon, 1982), depressione (Messent, 1985): in questi contesti l’animale migliorava le interazioni sociali, incentivava l’ottimismo e aiutava i pazienti a convivere con la propria patologia in modo sereno. In particolare per quanto riguarda il morbo di Alzheimer, soprattutto per i pazienti in fase non troppo avanzata, l’interazione con l’animale permette il miglioramento e l’accettazione della propria malattia riducendo i disturbi comportamentali come agitazione e aggressività, lo stress e i disturbi dell’umore come ansia, apatia e depressione; aiutando a stimolare alcune funzioni psicologiche residue come la memoria a lungo termine, attraverso l'evocazione di ricordi legati a un precedente possesso di animali; migliorando la comunicazione verbale e non verbale, la stimolazione sensoriale, la soddisfazione di certi bisogni primari quali attenzione e affetto. (Kongable L., Buckwalter K. C., Stolley J, 1989).

PET NEL MONDO DELL'HANDICAP

I portatori di handicap vivono la loro condizione con un forte senso di inadeguatezza che li porta alla frustrazione, all’angoscia e all’emarginazione. In generale la presenza dell’animale risulta utile in quanto la persona affetta da handicap lo vede come un referente d’elezione, questo perché sull’animale viene proiettata la propria condizione e viene condivisa la diversità (Marchesini, 2000).
Oltre alla semplicità, all’affetto incondizionato e spontaneo è proprio l’essere imperfetto dell’animale che allevia ansia e stress in persone con handicap. Nello specifico le aaa/taa possono essere applicate in svariati campi dell’handicap psichico e fisico con il fine di raggiungere degli obiettivi di miglioramento delle capacità fisiche e cognitive.
Parlando di handicap fisico gli animali possono coadiuvare le altre terapie cui il soggetto è sottoposto tramite il miglioramento della coordinazione degli arti, dell’orientamento spaziale e il potenziamento del tono muscolare.
Dal punto di vista psichico una vasta letteratura dimostra che l’interazione con un animale riesce ad aiutare le persone affette da autismo, soprattutto se si tratta di bambini: infatti in questi casi, oltre ad aiutare il soggetto ad uscire, anche se parzialmente, dalla propria condizione di chiusura, l’animale funge anche da tramite tra il bambino e il terapeuta, consentendo che venga stabilito un approccio semplice ed informale tra medico e paziente (Levinson, 1961; Condoret, 1973; Campbell e Katcher, 1992).

GLI ANIMALI

L'animale co-terapeuta agisce come soggetto attivo e tra lui e la persona trattata avviene uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi. Sembra scontato dirlo ma gli animali impiegati nelle AAA/TAA/EAA sono solo ed esclusivamente animali domestici, non si possono "impiegare" animali esotici, selvatici né tantomeno cuccioli. Le doti principali che un animale terapeuta deve possedere, oltre ad amare il contatto umano, sono: ottima socializzazione, affidabilità, prevedibilità, controllabilità, idoneità, capacità di ispirare fiducia.

UN PO' DI STORIA

1953, il neuropsichiatra infantile Boris Levinson scoprì l’effetto positivo degli animali da compagnia su bambini con problemi autistici; infatti durante una seduta di terapia ci fu un incontro fortuito tra Jingles, il suo cane ed un bambino autistico che mostrò un notevole interesse per l’animale, uscendo così per la prima volta dalla propria chiusura relazionale e migliorando di conseguenza anche l’interazione con il terapeuta.
Da quel momento Levinson rese abituale la presenza del proprio cane durante le sedute di terapia ed avviò le prime ricerche sugli effetti degli animali da compagnia in campo psichiatrico.
Nel 1961 pubblica il libro the Dog as Co-Therapist in cui appare per la prima volta il termine di Pet Therapy, da lui coniato.
1975 gli psichiatri Samuel ed Elizabeth Corson elaborano la "Pet Facilitated Therapy" per curare anche adulti con problemi psichiatrici. Nello stesso anno vengono avviati negli Stati Uniti programmi di pet therapy nelle carceri, nei manicomi criminali e nelle case di ricovero per anziani.
1977 Erika Friedmann rivela attraverso uno studio che gli animali da compagnia possono essere efficaci anche nella riduzione della pressione arteriosa e nella prevenzione di infarti in quanto potenti agenti calmanti in situazioni di stress e di ipertensione.
Nello stesso anno in Francia il medico veterinario Condoret fonda l’A.F.I.R.A.C. (Associazione Francese d’Informazione e Ricerca sull’Animale da Compagnia), che si occupa di ricerca sul comportamento animale e sulle interazioni tra uomo e animale.
Sempre nel 1977 a Portland, negli Stati Uniti viene fondata la Delta Society®, un’associazione che studia gli effetti positivi della presenza degli animali da compagnia, ed ha effettuato a tutt’oggi numerosi programmi di pet therapy negli Stati Uniti. Nel 1990 la Delta Society ha stabilito i protocolli internazionali per effettuare programmi di attività e terapie assistite dagli animali stilando il Pet Partners Program®, un programma di formazione per conduttore e animale al fine di formare la coppia terapeutica pet-partner.
La Delta Society è membro ufficiale dell’I.H.A.H.I.O. International Association of Human-Animal Interaction Organizations, l'unica organizzazione internazionale non governativa "working partner" riconosciuta dall'OMS per il rapporto uomo-animale. Lo scopo dell'IAHAIO è di promuovere la ricerca, l’educazione e la condivisione di informazioni riguardo l’interazione uomo-animale e il ruolo degli animali nel benessere e nella qualità di vita degli umani.
1987 la pet therapy arriva anche in Italia con il convegno "Il ruolo degli animali nella società moderna" (Milano, 1987), sullo stesso tema sono stati tenuti numerosi altri convegni come "Antropologia di una passione" (Milano, 1991), "Pet-Therapy: Quando l’animale assiste e cura" (Cremona, 1996), "Pet-Therapy: Curarsi con gli animali" (Padova, 1997) e "Il cane in aiuto all’uomo" (organizzato nel 1999 dalla Comunità di San Patrignano in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise).
Nel 2003 il Ministro della Salute Girolamo Sirchia firma "L’accordo Stato-Regioni sul benessere degli animali da compagnia e pet therapy", un documento che ha lo scopo di promulgare, diffondere, controllare e valutare i programmi di pet therapy nel panorama italiano.
Per quanto riguarda la realtà italiana le prime esperienze sono state avviate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise "G. Caporale" di Teramo (IZSAM) e dall’Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza (AIUCA), associazione riconosciuta dalla Delta Society. Altre organizzazioni che si occupano dello sviluppo dei programmi terapeutici con l’ausilio degli animali:
l’Associazione Nazionale Utilizzo del Cane per Scopi Sociali onlus (A.N.U.C.S.S.) di Roma;
l’Istituto Geriatrico Cà d'Industria ed Uniti Luoghi Pii di Como;
l’associazione Cani da vita onlus
, presso la sede trentina della Comunità di San Patrignano;
l’Unità Operativa di terapia fisica e riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca' Grande in collaborazione con Centro di riabilitazione equestre "Vittorio di Capua" di Milano;
l’Azienda Ospedaliera Meyer di Firenze in collaborazione con l'Associazione Antropozoa onlus;
il Centro di Pet-therapy dell'Università di Messina;
la Società italiana di Scienze comportamentali applicate (SISCA);
la Scuola di Interazione Uomo – Animale (SIUA) di Bologna.

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